Accesso: Prima di raggiungere Cala Gonone, svoltare sulla sinistra verso il centro sportivo, in 5 minuti si è alla base.
Descrizione: Il nome deriva dalla sua forma: un bellissimo scivolo di placche grigie che ha appunto la forma di una gigantesca poltrona. E' una meta obbligata per ogni arrampicatore, un grandissimo anfiteatro di calcare compattissimo. La scalata è su vie in placca, che non raggiunge mai il verticale.
Periodo consigliato: Tutto l'anno. In estate troppo caldo la mattina, invece già alle 16:00 è in ombra.
Orientamento: Esposto a sud est.
Altezza: Da 20 a 170-200 mt.
Corde: 60 mt per le vie su mono tiri o 2 da 50 mt per le vie lunghe.
Chiodatura: Prevalentemente a spit rock e fix con cordone. Qualche albero con cordone.
Numero vie: Sono circa 60 vie.
LE VIE
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Un bellissimo scivolo di placche grigie, dalla forma appunto di una gigantesca poltrona, posto proprio sopra il paese di Cala Gonone: così si potrebbe definire in poche parole quella che per lunghi anni è stata la falesia più conosciuta della Sardegna. Impossibile quindi che una parete così bella ed appariscente passasse inosservata anche in un epoca, come quella degli anni ‘70, in cui gli arrampicatori erano più attratti dalle grandi pareti del Supramonte. E infatti le prime vie sulla placconata, alta circa 100 metri, risalgono alla fine degli anni ‘70, anni in cui un gruppo di romani cominciava a guardare alla Sardegna come un enorme serbatoio di calcare da espolorare. La prima via che forzò direttamente le placche centrali della struttura la si deve a Massimo Frezzotti e Olimpia Jorio, due semisconosciuti alpinisti romani a cui però molto si deve per l’esplorazione di queste falesie. La loro via, tracciata in stile classico, rimase per anni l’unica regolarmente ripetuta, anche se l’attrezzatura in loco era scarsa e le difficoltà, elevate per gli anni 70, erano in seguito divenute, per l’alzarsi del livello medio, più abbordabili. Ma è nel 1985 che la Poltrona è sulla bocca di tutti, quando Mariacher e amici tracciano sul muro centrale un itinerario che ancora oggi rimane un capolavoro indiscusso. In anticipo sui tempi nasce così Deutsch Wall, al secolo conosciuta come “la Mariacher”, una via di placca difficilissima e con una chiodatura alquanto lunga. Era nato un mito e molti tentativi di ripetizione si arenarono alla base del terribile terzo tiro, dove la tecnica richiesta e la grande concentrazione necessaria, soprattutto nei moschettonaggi, fece saltare i nervi a più d’uno. Col tempo la difficoltà di quel tiro si ridimensionò al 6c ma rimase il timore per la chiodatura, che procurò ad alcuni voli sino a 10 m! Ma i tempi erano maturi perchè la provocazione di Mariacher non passasse inosservata: l’anno dopo sono ancora i “continentali” a proporre nuove possibilità sulla placca, questa volta attrezzando i primi monotiri della falesia che si rivelano bellissimi e di difficoltà abbordabile. L’anno successivo, il 1987, è la volta del sottoscritto e di Cecilia Marchi che, dopo una serie di monotiri alla base della placca, inaugurano insieme a Pederiva lo splendido settore alto, una placca di roccia favolosa con tante vie molto tecniche. Il settore ragiungerà tuttavia l’apice della notorietà con la difficilissima quanto artificiale Luna di Miele di Bruno Pederiva, il primo 8a della Sardegna, una linea esteticamente perfetta. Ma intanto il tempo passa e sulla Polt rona passano generazioni di arrampicatori e di turisti, tutti catturati dalla bellezza delle vie e soprattutto della roccia, così attraente e diversa da quella delle falesie del nord Italia! 111989 è l’anno del grande boom, promosso da due instancabili chiodatori cagliaritani come Gianluca Piras e Daniele Bigozzi.
Dopo un assedio di vari mesi la Poltrona è irriconoscibile: spit e catene dappertutto, anche sui tiri alti, ci convincono una volta per tutte che la falesia è pronta per essere consegnata agli arrampicatori di tutta Europa come uno dei massimi santuari dell'arrampicata in placca...